Asià, cagnetto, vitella di mare: sono solo alcuni dei nomi di fantasia con cui vengono commercializzati nei mercati del pesce gli squali, assai più comuni sulle nostre tavole di quanto si possa pensare. Si tratta soprattutto di piccoli squali: il palombo (specie classificata “vulnerabile” nella Lista Rossa), spinarolo (“in pericolo”), gattuccio (“a minor rischio”) e galeo (“vulnerabile”). Nell’UE vi è un notevole consumo e commercio di carne di squalo, soprattutto di spinaroli, palombi, gattucci, mako, smeriglio e razze. L’Italia è stata fino al 2000, secondo le statistiche della FAO, il maggior importatore del mondo di squali, seguita da Francia e Spagna. Le sue importazioni sono aumentate considerevolmente da 8.750 tonnellate nel 1976 a un massimo di 14.400 tonnellate nel 2000. Nel 2005 l’Italia è la quinta nazione al mondo per importazione di squali e prodotti di squali, dietro a Spagna (17.503 tonn.), Corea del Sud (13.601 tonn.), Cina (11.045 tonn.) e Messico.
Non avevo idea che il pesce “delicato” che mi facevano mangiare al posto della trota fosse una specie “vulnerabile”. Grazie alla trasmissione Missione Natura di qualche giorno fa ho sentito il nome “Vitello di mare” tra i nomi fittizzi con cui viene chiamato lo squalo e ho deciso di indagare. D’ora in poi o pesce sicuro o verdure!
Grazie per l’informazione. Se mi date il permesso vi linko sul mio blog. Tutti devono sapere!!!