Ci sono, eccome. Ci sono sempre stati: il primo a parlarne fu Erodoto, 2400 anni fa. Perché allora parlando del Carcharodon carcharias tutti immaginano le spiagge australiane, le isole californiane o quelle del Sud Africa?
Perché lì si concentrano, in stagione, attorno alle colonie di otarie. In Mediterraneo invece, nemmeno nei secoli scorsi la foca monaca è stata mai così abbondante da essere ingrediente principale nella loro dieta. La preda preferita nel nostro mare di questo grande squalo sono delfini e grandi pesci come tonni e pescespada, ma anche altri squali, razze e occasionalmente tartarughe. Animali che vivono non concentrati in una zona, ma (quasi) ovunque nel mare.
Catture e avvistamenti sono stati registrati praticamente ovunque da Gibilterra al Bosforo (non nel Mar Nero) ma soprattutto nel Mediterraneo centrale e occidentale e con una certa regolarità nelle Egadi, nel Canale di Sicilia, lungo la costa tunisina, da Capo Bon a Djerba; a Malta; occasionalmente nel Golfo del Leone, in Costa Azzurra e nel mar Ligure; nel Tirreno centrale e in Sardegna, nello stretto di Messina. Fino agli anni Settanta era frequente nel Nord Adriatico mentre oggi gli avvistamenti sono sporadici e relativi soprattutto alla costa croata. In Egeo è presente saltuariamente, come a Cipro, in Libano e in Israele; le segnalazioni lungo la costa libica, egiziana, algerina e marocchina sono scarse ma è probabile che qui entri in gioco anche la mancanza di comunicazione.
Avvistamenti e catture, però, sono sempre più rari. Lo squalo bianco in Mediterraneo, infatti, rientra nella categoria Endangered nella Lista Rossa delle Specie in Pericolo della IUCN. Qui un commento sul recentissimo rapporto della IUCN sulla situazione degli squali nel nostro mare.