Si è appena celebrata a Venice, in Florida, il festival dei denti di squalo. La tranquilla cittadina americana è la “capitale” di questo genere di souvenir, ma stavolta il commercio non c’entra e nessuno squalo viene ucciso per l’occasione: i denti, infatti, sono fossili e i loro proprietari sono morti da milioni di anni.
Ogni squalo produce nella sua vita migliaia di denti, che perde e sostituisce regolarmente. Grazie alle ideali condizioni di questa zona, che nelle ere passate era sommersa, i denti persi dalle legioni di squali che si sono succeduti in queste acque si sono nel tempo trasformati in roccia. L’erosione ora fa il resto, liberando dal fondale i fossili che vengono poi gettati a riva dalle ondate.
I denti sono l’unica traccia tangibile dell’esistenza degli squali in epoche remote: al contrario dei pesci e degli invertebrati, che fossilizzano bene grazie alle loro strutture rigide, gli squali sono composti per lo più di cartilagine. Per questo di essi ci restano solo i denti e qualche disco intervertebrale.
Basta una passeggiata sulla spiaggia di Venice per trovare nella sabbia una manciata di denti di squalo piccoli o grandi – persino degli immensi Megalodon! Se ne trovano di diverse forme e colori, a seconda della specie e della roccia dove sono rimasti per tutto questo tempo. Nel processo di fossilizzazione il dente assorbe i minerali del suolo e così diventa nero, grigio, marrone, rossiccio a seconda del minerale che domina nella zona. Nessun colore ha valore maggiore o minore dell’altro, né indica che il dente è più o meno antico.